Martedì 24 maggio un diciottenne, armato di fucile e pistola semiautomatica, ha fatto irruzione nella Robb Elementary School di Uvalde, in Texas, e ha cominciato a sparare, provocando la morte di diciannove bambini e due insegnanti. Si tratta di una delle peggiori stragi della storia d'America, che riporta alla memoria il massacro di Sandy Hook del 2012, quando il ventenne Adam Lanza aprì il fuoco e uccise ventisei persone, di cui venti bambini. Questa volta il responsabile dell'attacco è Salvador Ramos, studente del liceo che fa parte del medesimo complesso scolastico. Prima della carneficina, secondo quanto riferito dal governatore del Texas, Greg Abbott, il giovane aveva condiviso tre post su Facebook, dichiarando dapprima “sto per sparare a mia nonna”, poi “ho sparato a mia nonna” e infine “sto per sparare in una scuola elementare”. Inoltre, già nei giorni precedenti, aveva pubblicato sul suo profilo Instagram foto di armi e aveva scambiato messaggi criptici con una quindicenne che vive a Francoforte, come ho un piccolo segreto che voglio dirti; peccato che quel segreto non lo abbia rivelato se non dopo aver attuato il suo terribile piano. Secondo le ricostruzioni dei fatti il diciottenne ha prima sparato alla nonna, che negli scorsi anni aveva lavorato proprio nella scuola elementare in cui è avvenuta la strage e che ora fortunatamente è viva e in condizioni stabili, ha poi preso un'auto e, dopo aver avuto un incidente nei pressi della Robb Elementary School, è sceso con un fucile e un giubbotto antiproiettile, è entrato nell'edificio e ha aperto il fuoco, poi è stato fermato dalla polizia e ucciso sul posto.
Abbott ha dichiarato che Salvador Ramos non aveva precedenti penali o diagnosi di problemi mentali, d'altra parte sappiamo che fin dalle medie ha subito un bullismo incessante per le condizioni economiche della famiglia, per il modo in cui si vestiva, per la balbuzie, per un pronunciato sigmatismo e per il suo orientamento sessuale. I suoi colleghi di lavoro non ne hanno un ricordo positivo: lo descrivono come indisponente, aggressivo e poco rispettoso verso le ragazze; invece un suo amico del passato dichiara che veniva preso di mira, però era un ragazzo timido e simpatico, aveva solo bisogno di uscire dal suo guscio. Potremmo continuare a scrivere decine di righe sulla sua infanzia, sul rapporto che aveva con la madre, aggravato dalla sua tossicodipendenza, sulla sua tendenza alla solitudine, sul suo interesse verso le armi e sugli eventuali segnali di allarme che aveva lanciato e che non sono stati colti, così come potremmo chiederci perché siano passati dai 40 ai 60 minuti prima dell'intervento delle forze dell'ordine (e sul punto gli inquirenti stanno indagando) e affermare che si sarebbe potuto fare di più. Tutti spunti più che leciti, sui quali è giusto fare chiarezza per trarne le necessarie conseguenze, giuridiche e non, ma forse, visto che nessuno di noi ha il potere di tornare indietro nel tempo, ciò che è più importante chiedersi è come possiamo evitare una nuova inutile strage. E per farlo bisogna visualizzare il problema a monte: perché un ragazzo di diciotto anni può entrare in un negozio di armi e comprare due armi d'assalto con tanta leggerezza? Perché il secondo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d'America garantisce il diritto di possedere le armi e, evidentemente, la sua finalità di autodifesa non viene verificata nella pratica.
Joe Biden, in un discorso alla nazione, dichiarandosi disgustato e stanco di fronte all'ennesima strage, ha affermato ho trascorso la mia carriera come senatore e come vicepresidente, lavorando con buon senso per approvare leggi sulle armi. Non possiamo, e non riusciremo, a prevenire ogni tragedia, ma sappiamo che le leggi funzionano e hanno un impatto positivo. Quando abbiamo approvato il divieto di armi d’assalto, le sparatorie di massa sono diminuite. Quando la legge è scaduta le sparatorie di massa sono triplicate. Ancora il capo della Casa Bianca dichiara di voler trasformare il dolore in azione e di voler affrontare la lobby pro-armi NRA, la quale da parte sua si è scagionata da ogni responsabilità denunciando l'atto di un criminale isolato e disturbato. Il leader dei democratici in Senato, Chuck Schumer, intende forzare un voto nei prossimi giorni su dei provvedimenti che rafforzano i controlli su coloro che acquistano armi, rispolverando misure che i repubblicani hanno già bloccato in passato. Per la verità la Camera ha approvato i due provvedimenti lo scorso anno ma il Senato non ha ancora agito, la speranza è però quella che alla luce dei nuovi fatti si proceda celermente a riforme che prevedano disposizioni più stringenti.
Sappiamo che il secondo emendamento ha un'importante matrice storica, ma forse, guardando le ultime statistiche (rimando all'ultimo link nella sitografia per grafici e ulteriori informazioni) che hanno mostrato che le armi da fuoco uccidono più giovani degli incidenti stradali, sarebbe opportuno chiedersi se davvero sia giusto che il diritto all'autodifesa abbia la meglio sul diritto alla vita. Chiaramente l'esperienza americana rimane molto lontana dalla nostra, eppure è anch'essa una democrazia, allora proprio per questo occorre interrogarsi criticamente sull'effettiva democraticità di taluni principi che le odierne democrazie riconoscono.
Giorgia Ponticiello
Sitografia:
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