Riprendiamo il nostro viaggio approfondendo l’intricato fenomeno dell’indipendentismo declinato nelle sue numerose forme empiriche.
Archiviata la questione catalana, andremo ad analizzare da vicino una delle esperienze referendarie più caratteristiche ed interessanti per il diritto comparato.
Mi riferisco al caso del francofono Quebec che, nel 1980 prima e nel 1995 poi, tentò di far valere gli ormai dilaganti movimenti indipendentisti interni al Paese.
Ma come si arrivò a questa situazione? E soprattutto cosa accadde?
Antefatti
È certamente importante ricordare come, rispetto alle altre, la Provincia del Québec si trovi in una situazione peculiare in quanto alla sua predominanza francofona, che compone ben l’83% dell’intero gruppo francofono residente nello Stato canadese.
Tra gli innumerevoli punti di contrasto tra il gruppo francofono da una parte e quello anglofono dall’altra, detentore effettivo del potere centrale, emerge la questione linguistica relativa alla possibilità di utilizzare il francese come lingua ufficiale.
Il desiderio di secessione è dunque radicato in ragioni ideologiche e culturali che riflettono l'identità distintiva all’interno del contesto canadese.
L’ipotesi della separazione del Quebec iniziò a guadagnare terreno alla fine degli Anni Sessanta, mettendo in evidenza l’ormai affermato sentimento nazionalista.
Quest’ultimo emerse prepotentemente a seguito della forte rivendicazione di un presunto diritto di determinare il proprio status politico da parte della provincia.
La cornice storica entro cui iniziarono a prendere piede tali rivendicazioni non fu di certo casuale, visti i profondi cambiamenti sociali e culturali protagonisti negli Anni Sessanta.
Indubbiamente complici, i trambusti mondiali fecero emergere questa effervescenza sociale, promotrice di un risveglio dell’identità nazionale del Quebec.
Il nazionalismo Quebecchese si intensificò, sposando la volontà di preservare la lingua e la cultura francofona in un contesto canadese prettamente anglofono.
Le mere ideologie iniziarono ben presto ad essere rappresentate anche nella scacchiera politica attraverso la costituzione emessa nel 1968 dal relativo partito politico “Parti Québécois”, vincitore delle elezioni provinciali del 1976, la cui campagna fu interamente incentrata sulla promessa referendaria volta all’ottenimento della sovranità del territorio.
1980 : primo tentativo
Sul solco delle ormai sempre più pressanti spinte, il 1980 rappresentò per la regione un primo tentativo democratico verso l’indipendenza.
20 maggio 1980: questa la data in cui venne chiesto per la prima volta all’elettorato francofono di decidere se conferire al Governo provinciale un mandato popolare per avviare negoziati sulla sovranità associata con il governo federale.
Tale proposta si sarebbe esplicata in un sostanziale conferimento di una sovranità politica alla regione e conseguentemente ad una forma di indipendenza politica, unita però ad un permanente legame economico e cooperativo con il Canada.
Come in tutte le più importanti esperienze storiche referendarie, la formulazione del quesito in questione è di vitale importanza, tanto che gli storici attribuirono proprio a quest’ultimo il primo risultato fallimentare Quebecchino.
I risultati elettorali infatti registrarono il 59,6% dei voti contrari contro un 40,4% di voti favorevoli da parte della cittadinanza.
Scomparso del tutto il sentimento indipendentista?
Nonostante il primo tentativo referendario si dimostrò una vera e propria sconfitta per il movimento nazionalista, non scomparve mai del tutto il desiderio di rivendicazione dello status politico.
Tuttavia la controparte canadese, presa coscienza della problematica, avvertì sempre più la necessità di attuare e promuovere una serie di concessioni al territorio francofono.
La maggior parte di queste però fallirono a causa dell’opposizione di alcune province.
Un esempio è quello legato all’approvazione del “Meech Lake Constitutional Accord”, con il quale si proponeva il riconoscimento al Quebec dello status di nazione distinta nell’ambito di un modello di federalismo rafforzato. Secondo tale accordo venivano conferiti alle altre province poteri nel settore dell’immigrazione, della nomina dei giudici, degli emendamenti alla Costituzione e della spesa pubblica.
Dunque, la questione indipendentista non si esaurì con il fallimento del primo tentativo referendario, ma continuò ad essere centrale nel dibattito politico provinciale.
L’esperienza del 20 maggio aveva creato così un precedente storico significativo, preparando il terreno per il dibattito sull’indipendenza del 1995.
Gli anni Novanta: la regione ci riprova
Gli anni Novanta registrarono nella regione un evento chiave per la riemersione del movimento indipendentista, ossia le elezioni provinciali del 1994.
La storia sembrava ripetersi, dalla vittoria del "Parti Québécois” al desiderio di un nuovo quesito referendario che potesse finalmente cambiare le sorti della provincia.
Il 30 ottobre 1995 l’elettorato fu chiamato ad esprimersi con riguardo a quest’ultimo, il quale venne formulato unicamente sulla sovranità del Quebec complici gli errori del passato.
Nonostante le modifiche, l’opzione separatista fu nuovamente respinta dal 50,6% dei votanti.
È legittima la secessione ?
A seguito dei due atti referendari si accese un profondo dibattito circa la legittimità della secessione nell’ambito del diritto costituzionale canadese.
Il “Constitution Act” canadese, adottato nel 1867 e poi successivamente modificato con il “Canada Act” del 1992, riconosce il principio fondamentale dell’unità federale ma si occupa congiuntamente delle procedure che potrebbero permettere ad una provincia di separarsi legalmente dal resto del Paese.
Ricordiamo però come per la fattispecie specifica della secessione, la Costituzione in questione non fornisca una chiara disposizione circa una sua copertura costituzionale.
Negli anni 2000 si è cercato di fare chiarezza con l’emanazione del Clarity Act, tramite il quale si è tentato di colmare la lacuna normativa relativa alla possibilità di secessione.
L’atto legislativo pose dei criteri specifici per determinare la chiarezza di una domanda referendaria, sottolineando l’obbligo da parte del governo federale di partecipare ai negoziati in modo costruttivo se la popolazione avesse avuto il desiderio di recedere.
Nonostante il Clarity Act, la questione della secessione lascia ancora molti dubbi ed incognite aperte per il futuro, sebbene l’esperienza passata abbia dimostrato che qualunque cambiamento dello status politico istituzionale dev’essere concordato attraverso l’istituto referendario.
I numerosi tentativi falliti dei sognatori indipendentisti rimarranno nell’immaginario storico o si concluderanno con l’effettiva separazione?
Alessia Berlinzani
Bibliografia:
Rocher, François. “Self-Determination and the Use of Referendums: The Case of Quebec.” International Journal of Politics, Culture, and Society 27, no. 1 (2014): 25–45. http://www.jstor.org/stable/24713360.
Clarke, Harold D., and Allan Kornberg. “Choosing Canada? The 1995 Quebec Sovereignty Referendum.” PS: Political Science and Politics 29, no. 4 (1996): 676–82. https://doi.org/10.2307/420791.
Frosina, Laura “Profili giuridici e aspetti problematici dei referendum di secessione. Un’analisi comparata” Nomos, le attualità del diritto, no.3 (2017): 5-11
Costituzione canadese link : Constitution Act
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